Il Sium

Da Barlums – Canti d’inchiostro, 2024

Primi anni del dopoguerra, nella campagna friulana tra Casarsa e Codroipo.

Un gruppo di ragazzi passa in brevissimo tempo dalla spensieratezza della più bella gioventù, dove il mondo intero splende sotto la luna, all’estrema necessità di trovare di che sostentarsi lottando per il diritto ad ottenere le terre da lavorare.

Le battaglie comunitarie dei braccianti li porta a maturare una coscienza di classe, di casta sfruttata e umiliata dalla classe borghese dominante, alla quale ribellarsi e opporsi con ogni mezzo. Ma saranno solo pretese da dover rimandare più avanti, con l’amaro presentimento che non verranno mai più rivendicate.

La certezza svanisce e il sogno è frustrato, ma ci sarà sempre qualcuno disposto a lottare per portarlo avanti.

Ispirato dal libro di Pier Paolo Pasolini “Il sogno di una cosa”.

Il Sium
Il Sium (Friulano)

Lontan si sint n’armonica
a Cjasâl di Costa a è fiesta
e bai, e vin, e feminis,
mateadis da la miei zoventût.

In bicicleta fin la lâc,
splendint di sot lis stelis,
lis nuot ca no finivin mai
e il mont ca’l lusiva inteir sot la luna.

Un viaç par traversà il cunfin,
un mont sensa discriminazions,
tornân par no murì di fan:
“Cuan che i fasarin nos il comunism
lo fasarin miei”

‘Nta l’osteria a è un businà
tra l’odour di sigaretis e stran,
i pì anzians ca scoltin serious
co li musis brusâdis da l’aiar e dal vin.

La rabia dura dai brassants
la tiera neada dai parons
rogants, grampâts a un mont meschin
“pretesis” da rimandà pì indenant.

Di lassù si sint n’armonica
un sunsurâ, un sun lizeir,
l’omp al passa, resta il sium,
simpri cualchidun rivarà a puartalu indenant.

Il Sogno (Italiano)

Lontano si sente una fisarmonica
a Casale di Costa è festa,
e balli, e vino, e donne:
ragazzate della meglio gioventù.

In bicicletta fino al lago,
luccicante sotto le stelle.
Le notti che non finivano mai…
e il mondo intero che splendeva sotto la luna.

Un viaggio per attraversare un confine,
un mondo senza discriminazioni…
“Torniamo, per non morire di fame:
quando lo faremo noi il comunismo, lo faremo meglio”

Nell’osteria un gran rumoreggiare
tra l’odore di sigarette e strame,
i più anziani che ascoltano seri
con i visi bruciati dall’aria e dal vino.

La rabbia dura dei braccianti,
la terra negata dai padroni, arroganti,
aggrappati ad un mondo meschino…
rivendicazioni da rimandare più avanti.

Di lassù suona una fisarmonica,
un sussurrare, un suono leggero,
l’uomo passa, il sogno resta…
ci sarà sempre qualcuno che lo porterà avanti.

Credits